GLI ASILI PIU’ BELLI D’ITALIA

GLI ASILI PIU’ BELLI D’ITALIA

di CARLO VALENTINI

Il rovescio della medaglia. Save The Children ha pubblicato, grazie alla Treccani (che oltre alla blasonata enciclopedia ha evidentemente deciso di dedicarsi anche al cosiddetto sociale), il rapporto annuale sull’infanzia, che disegna una situazione drammatica, tale che giornali e tv l’hanno ampiamente rilanciata: “quasi un minore su tre è a rischio povertà ed esclusione sociale, mentre i bambini di quattro famiglie povere su dieci soffrono il freddo d’inverno perché i loro genitori non possono permettersi di riscaldare adeguatamente la casa. Un bambino su venti non possiede giochi a casa o da usare all’aria aperta, mentre più di uno su dieci non può permettersi di praticare sport o frequentare corsi extrascolastici”.

Bene fa l’organizzazione, una struttura imponente che in Italia incassa 67,6 milioni di euro l’anno (soprattutto attraverso donazioni, ottenute anche con spot televisivi scioccanti che mostrano poveri bimbi scheletrici, con le loro mamme, anch’esse emaciate, che ovviamente chiedono aiuto) e spende 1,8 milioni per mantenere struttura e personale, ad analizzare la situazione dei minori, anche se poi usa gli stessi toni enfatici degli spot tv: il rapporto viene definito: “la fotografia impietosa di un Paese”. Comunque puntare il dito su ciò che non funziona o è da migliorare è positivo.

Ma domani in tutto il mondo si festeggia la 26esima Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia. Nel 1989 l’Onu approvò infatti la Convenzione per la tutela del diritto dell’infanzia e dell’adolescenza (“I bambini – è scritto nella Convenzione- hanno diritto al nome, tramite la registrazione all’anagrafe subito dopo la nascita, nonché alla nazionalità, hanno il diritto ad avere un’istruzione, a giocare e ad essere tutelati da tutte le forme di sfruttamento e di abuso”). Da allora a oggi tutti i Paesi del mondo, tranne (ed è un fatto curioso e singolare) Stati Uniti e Somalia, si sono impegnati a rispettare e a far rispettare sul proprio territorio questi diritti. L’Italia ha recepito la Convenzione nel 2002.

In occasione di questa Giornata diamo uno sguardo all’altra faccia della medaglia, cioè quello che funzione a favore dell’infanzia. Il censimento (parziale) registra un asilo nido con, alle pareti, riproduzioni di Renoir, per aiutare ad educare al bello, stanze luminose, educatrici motivate. E’ pubblico, comunale, e si trova in una zona periferica di Roma: ha dato impulso alla sua riqualificazione. Si chiama Loris Malaguzzi, che fu un pedagogista, scomparso 12 anni fa, che diede vita a Reggio Children, un network di asili che ha fatto scuola nel mondo con un approccio interattivo di ascolto, partecipazione e creatività.

Non Renoir ma Chagall e Mirò alle pareti del Circolo dei bambini (Bergamo) dove l’arte viene giocata e raccontata (si svolgono anche piccoli corsi di ceramica e di musica) oltre che in italiano, in inglese (con tanto di certificato British Council) e cinese. Si può rimanere fino alle 17.

Il Clorofilla, da zero a sei anni in centro a Milano, è privato. I bambini hanno a disposizione un orto, con le spiegazioni di un’esperta botanica in lingua inglese. E’ bilingue e ha un grande spazio centrale (la piazza) dove i bambini giocano a ricreare la città, coi negozi e i giardini.

Ampi spazi anche al Mast di Bologna, un esperimento di welfare aziendale legato però al territorio. L’imprenditrice Isabella Seragnoli (packaging) ha appena realizzato un contenitore che comprende sale-esposizioni e un archivio dedicati alla fotografia industriale ma anche, a piano terra, un asilo colorato che accoglie sia i bambini dei dipendenti che quelli del quartiere.

Vi è anche una scuola materna in cui i bimbi vengono coinvolti nell’apprendimento delle tecnologie con le quali domani dovranno colloquiare. Così Domenico Prattichizzo, docente di robotica all’università di Siena, spiega ai bambini come funzionano computer, mani e braccia meccaniche, robot. Dice: “E’ qualcosa che si aggiunge ai giochi non che li sostituisce. La robotica è al servizio dell’uomo, è come il servosterzo per l’auto. Non manderei mia figlia in una scuola dove a insegnare fosse un robot al posto del maestro. Il robot è a supporto della didattica, potrebbe affiancare il maestro ma la figura umana resta essenziale per la formazione di un bambino”.

Mentre a Chieti la scuola dell’infanzia Tricalle ha vinto il premio per il maggiore impegno nella raccolta della carta, frutto della sensibilizzazione da parte degli educatori che hanno illustrato problemi e obiettivi della raccolta differenziata. Tanto che i bimbi stanno dando il buon esempio ai genitori, non sempre sensibili a queste tematiche.

Insomma, tanti esempi di eccellenza, con l’infanzia che vive esperienze che non hanno nulla da invidiare a quanto avviene all’estero. Anzi, sono molte le delegazioni straniere che visitano questi modelli educativi. Per esempio a Guastalla, 30 chilometri da Reggio Emilia, sono venute, da ultime, delegazioni dal Giappone (educatori e architetti in gran parte della zona di Osaka) e dalla Norvegia (dell’università di Vestfold). Colpita dal terremoto del maggio 2012, la cittadina ha da poco inaugurato l’asilo (i bimbi per 3 anni sono andati in aula nei container) che ha preso il posto dei due precedenti edifici lesionati. Ospita 120 bambini, entrando si ha la sensazione di essere sempre in giardino, grazie ai soffitti molto alti e alle pareti in vetro. E’ stato costruito in 15 mesi, disegnato dall’architetto Mario Cucinella insieme a maestre e pedagogiste. E’ ecosostenibile, produce il 45% del fabbisogno di energia elettrica e termica necessari per riscaldare le aule grazie ai pannelli fotovoltaici. Solo le fondamenta sono in cemento, il resto della struttura è completamente in vetro e legno, con le pareti a scivolo, che si possono convertire in giochi per bambini, creando una continuità tra interno ed esterno. Occupa una superficie di 1.400 metri quadrati ed è stato ideato per educare fin dall’infanzia oltre che al gioco e alla creatività, anche al rispetto per la natura e, quindi, all’eco-sostenibilità. Appare come un luogo da fiaba, da esplorare e scoprire, integrato nel paesaggio circostante. L’entrata è simile a una grande pancia, che ricorda quella della balena di Pinocchio, All’esterno è stato creato un piccolo bosco, pieno di cespugli e piante aromatiche, innaffiato attraverso un sistema di raccolta dell’acqua piovana.

Spiega Cucinella: “Mi ha guidato l’idea che i bambini non debbano stare chiusi in uno spazio ma vivere lo spazio. Una suggestione è venuta dalla pancia della balena di Pinocchio: sei dentro la pancia ma paradossalmente quello non è un luogo di pericolo, bensì un luogo sicuro. La pancia della balena allora diventa un po’ come un grembo materno. La scuola di Guastalla è questo, un grande ventre materno, senza muri, con le aule separate da vetri e la possibilità di vivere tanti ambienti spaziali differenti. Lo spazio è già una forma di educazione, quando le maestre racconteranno ai bambini che l’elettricità della loro scuola viene dal sole, che l’acqua è calda perché la scalda il sole, che quando piove l’acqua viene raccolta e poi serve per bagnare le piante del giardino, stanno già costruendo la coscienza ecologica dei bambini. È la sfida dei prossimi decenni.”

L’asilo di Guastalla sta avendo tanta eco all’estero. Accanto all’infanzia descritta da Save The Children c’è anche quella che può andare nelle scuole materne più belle del mondo. E’ giusto darne atto affinché l’esempio del sindaco di Guastalla venga seguito: dinanzi ai due asili crollati la Regione mise sul piatto quasi un milione di euro per la ricostruzione, lui riuscì a trovarne altrettanti dalle donazioni e poi impegnò il bilancio del Comune (tra le polemiche) per l’altro milione e mezzo che mancava. Perché, disse, l’asilo deve avere la priorità tra le opere pubbliche. Adesso qui c’è un’infanzia felice.

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