di CARLO VALENTINI
E se la sorpresa delle elezioni di domani fossero i radicali? Tra la stanchezza dei 5stelle post-Casaleggio e con Virginia Raggi che ha inanellato una serie di gaffe, tra il Pd in coma organizzativo dopo la cura-Renzi, tra la Lega con cui neppure Donald Trump vuole avere a che fare, potrebbero essere loro, i radicali, ad andare all’incasso. Il padre nobile che non c’è più aiuterà la volata: il Pd raggiunse la sua percentuale-clou sull’onda dell’emozione per la morte “in servizio” di Enrico Berlinguer, potrebbe essere così anche per i radicali all’indomani dell’addio di Marco Pannella. Certo, il loro non è un partito di massa e inoltre sono presenti solo nelle due principali città in cui si vota: Milano e Roma. Ma se raggranellassero qualcosa di più che le briciole si tratterebbe sicuramente anche di un trampolino di lancio per quel nuovo corso avviato dal neo-segretario Riccardo Magi (con la benedizione di Emma Bonino) che tende a un maggiore impegno nella politica quotidiana (senza per altro dimenticare la bandiera della difesa dei diritti civili). Non a caso in una tornata elettorale dai toni per lo più sommessi, le due campagne di Magi a Roma e Cappato a Milano sono state le uniche vivaci e incisive. Anche nella loro diversità: a Roma c’è un ovvio supporto a Roberto Giachetti, candidato-sindaco per volontà di Renzi ma dal passato radicale, a Milano è invece promossa una terza via, autonoma.
I radicali raggiunsero il massimo dei consensi nel 1999 con la Lista Emma Bonino: 8,5% e sette seggi. Nelle successive elezioni (2011) l’arretramento fu consistente, 2,2%, e segnò in pratica il ritiro dei radicali dalle competizioni elettorali. La presenza in queste amministrative è quindi un fatto rilevante. Negli ultimi anni è cresciuta la disaffezione verso i partiti tradizionali e il successo dei 5stelle si spiega in gran parte come segnale di protesta verso l’intreccio tra partiti e corruzione. Da questo punto di vista i radicali hanno le carte in regola e quindi sembrano porsi in diretta concorrenza coi grillini. Ovvero i radicali potrebbero ottenere un voto trasversale e avvicinarsi, a Roma e a Milano, a quel lontano exploit della Bonino. Se così sarà, andranno a testa alta ai ballottaggi, dove pochi punti percentuali potrebbero risultare decisivi per la vittoria di Giachetti-Magi sulla Raggi e di Sala-Cappato su Parisi. Col pensiero già rivolto alle politiche (del 2018?).
A Roma, Magi ha in questi ultimi giorni tirato fuori dal cilindro uno spot elettorale in cui l’involontario testimonial è Salvatore Buzzi, il burattinaio di Mafia Capitale. Lo spot è costruito su una sua intercettazione in cui si lamenta perché i radicali, in particolare l’ex -consigliere Magi, gli stanno facendo saltare un affare. Mentre ieri tutti i candidati in lista si sono ritrovati nella tradizionale piazza, Campo de’ Fiori, per chiudere la campagna elettorale sotto la statua di Giordano Bruno. Con loro, Emma Bonino, che dice: “Non c’è niente che m’irriti di più dei cittadini che non votano e di chi li invita a non andare a votare. Perché non è che si può andare a singhiozzo: una volta sì, un’altra volta no. Perché c’è gente nel mondo che si fa ammazzare per il diritto di voto. Io sono preoccupata, i cittadini sono diventati apatici. Li dobbiamo convincere ad andare a votare. Giachetti è il sindaco più adeguato, Magi è un ottimo mastino di controllo con un ruolo radicale di attenzione alla buona amministrazione del denaro pubblico. Roma è una città bellissima ma è completamente sfiatata, fisicamente e umanamente parlando, con gente rassegnata. Ha bisogno di un grande dato di discontinuità”.
Da parte sua Magi assicura che (al di là del risultato elettorale) porterà i romani al voto referendario sulle Olimpiadi 2024: “Le Olimpiadi possono essere una grande opportunità, se si è in grado di affrontarle in chiave strategica, progettando e realizzando interventi che restino alla città anche dopo i Giochi. Sfruttarle solo per realizzare opere spot, per rifinanziare opere arenate come la Metro C (che tutti sappiamo non arriverà nei pressi del Foro Italico per il 2024) buttando altri soldi dei cittadini, o come il trampolino di lancio di nuove carriere politiche, significherebbe invece andare incontro a una sconfitta inevitabile replicando così quanto accaduto per le Olimpiadi del 2004. La cosiddetta road map per Roma 2024, dunque, deve prevedere la messa a punto di un piano puntuale e strategico, sul quale aprire il dibattito, coinvolgendo i cittadini attraverso un referendum consultivo”.
A Milano, Marco Cappato ha concluso la campagna con un sit in dinanzi al carcere di San Vittore, contro l’ipotizzata cessione alla Cassa depositi e prestiti. “Sarebbe l’anticamera – dice Cappato- dell’ennesima operazione di speculazione immobiliare affidata ad un ente statale, in cui Beppe Sala siede nel Consiglio di amministrazione. Vogliamo scongiurare che il carcere sia trasferito altrove, magari in una desolata landa dell’hinterland, per consentire una speculazione finanziario-immobiliare. Un carcere in centro è un carcere più umano, che vogliamo aprire alla città, valorizzando le attività di recupero che si svolgono e che molto di più si potrebbero svolgere all’interno”.
Quanto alla collocazione in questa competizione elettorale, egli conferma il ruolo di terzo incomodo: “Sala e Parisi sono due manager: ma del parastato, manager con i soldi pubblici. Parisi: da Albertini a Fastweb, a Confindustria. Sala: Telecom, Expo. Che si presentino come alternativi, e soprattutto come esterni a questo sistema, è una bugia. Poi, se dobbiamo dettagliare: Sala fa male a puntare così tanto sulla sponda pubblica, sul rapporto col governo. E’ consigliere non dimissionario di Cassa depositi e prestiti, la quale è parte in causa di Expo e di quella Sea che il Comune dovrebbe privatizzare. Sala faccia chiarezza su queste cose, anziché vantare i buoni rapporti col ministro Graziano Delrio. Parisi ha meno problemi in questo senso, qualche idea buona sul federalismo di bilancio, una visione più liberale. Ma poi, e io l’ho visto per cinque anni a Palazzo Marino, sarà soggetto alle pressioni della Lega, che è un partito ormai nazionalista, antifederalista, non liberale”.
Nella sua lista, e non è un fatto di poco conto, vi sono due ex-5stelle, Luis Alberto Orellana e Mara Mucci. Ovvero vuoi vedere che gli ex-grillini, dimissionari o dimissionati, hanno trovato una nuova casa? Inoltre, a sorpresa, Furio Colombo, ex-direttore dell’Unità nonché ex-parlamentare Pd, ha invitato a votare per lui.
C’è anche un trait d’union tra le due liste: Federica Gallo, segretario dell’associazione Luca Coscioni (fa parte della costellazione radicale), è presente sia nella lista di Magi a Roma che in quella di Cappato a Milano. Dice: “Occorre impegnarsi perché si corre il rischio di un’involuzione culturale. Dal ritorno dell’aborto clandestino a causa del crescente numero di medici obiettori e della mancanza di controlli, alla criminalizzazione della “gravidanza per altri” con argomenti da stato etico, quella che si consuma sui corpi delle donne è una deriva pericolosa. E’ necessario che i cittadini, donne e uomini, tornino a fare squadra per difendere diritti che si ritenevano ormai acquisiti e per rivendicare la propria libertà di scelta e di autodeterminazione. All’Italia serve infatti una nuova grande stagione di mobilitazione sui diritti e le libertà civili”.
Infine, un outing dell’ultima ora. E’ quello della conduttrice tv Myrta Merlino (L’aria che tira, La7): “Non mi schiero mai, ma voglio dire che avere radicali nelle istituzioni è importante, perché lavorano sempre per la trasparenza”.
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