IMMIGRAZIONE E SENZATETTO SECONDO I CITYANGELS

di CARLO VALENTINI

Corruzione, politici indagati, liti continue tra gli schieramenti ma anche all’interno dello stesso partito, l’evasione fiscale di chi può verso Panama: da questo stillicidio quotidiano prendiamoci un attimo di riposo, uno spicchio di solidarietà. Sì perché c’è anche un ‘Italia buona, solidale, che funziona. Che non si agita per farsi conoscere e invece merita di essere narrata.

Come questi volontari, a contatto coi clochard e con gli immigrati senza lavoro e senza casa. Nell’area metropolitana di Milano vi sono ormai 21 immigrati ogni 100 abitanti, quasi la metà ha problemi di sussistenza. Ad essi si aggiungono i senza fissa dimora di nazionalità italiana. Di questo problema poco si parla in campagna elettorale, i candidati-sindaco non vanno al di là degli slogan. Chi ha il polso della situazione è Mario Furlan, fondatore dei City Angels, onlus basata sul volontariato che ogni giorno, a Milano e in altre città, dà assistenza ai senzatetto. Girano indossando una giubba rossa e il basco blu quasi simile alle forze di pace Onu. Hanno un locale perfino nel sottopasso di via Tonale, alle spalle della stazione centrale, perché ogni sera portano cibo e vestiario a chi trova rifugio in stazione. “Perché lo facciamo?- dice uno di loro- perché

le persone ti cambiano e le difficoltà non sono un’obiezione al tuo trovarti lì, in quel preciso istante con sacchetti di cibo, guanti di lattice e disinfettante”.

Sono trasversali, hanno ricevuto premi dai sindaci Letizia Moratti ma anche Giuliano Pisapia. Hanno partecipato ai festeggiamenti per l’approvazione della legge sulle unioni civili ma chiedono pene più severe per chi compie reati. Ricevono donazioni da privati, aziende, supermercati, fanno il giro dei bar e dei ristoranti e poi distribuiscono quanto hanno ricevuto.

Dice Mario Furlan, esperto di management, formatore motivazionale, scrittore: “Siamo nati nel 1994. Allora aiutavamo soltanto senzatetto, che erano metà italiani e metà stranieri. Poi il numero degli stranieri è andato aumentando, arrivando al 75% dei clochard. Negli ultimi anni la percentuale degli italiani finiti sulla strada perché colpiti dalla crisi è salita fino ad arrivare al 40% di oggi. Non solo. Da 6-7 anni sono cresciute le persone, soprattutto italiane, che pur avendo un tetto si rivolgono a noi per ottenere vestiti e cibo. Hanno una casa, ma hanno perso il lavoro o lo stipendio non permette loro di vivere decorosamente”.

Domanda. Cosa dovrebbero fare governo e istituzioni locali per intervenire in modo efficace?

Risposta.    Ci sarebbe bisogno di uno sforzo congiunto delle forze politiche per attuare un programma di riforme in grado di rilanciare l’economia. Che senso ha bisticciarsi sulla lotta agli sprechi, alle corporazioni, alla burocrazia? Si litiga perfino sul taglio delle tasse sul lavoro. Contro l’emarginazione dei migranti e degli italiani sottoreddito c’è un’unica ricetta, fare crescere l’economia e quindi l’occupazione. Troppo spesso si parla di clochard e di immigrati senza tenere conto che il loro destino è per lo più determinato dalle dinamiche dell’economia. Quindi le risorse per favorire l’inserimento nel mercato del lavoro sono ben spese. A proposito di risorse, mi chiedo perché si dedicano, giustamente, notevoli fondi per i rifugiati e invece una quota molto inferiore per i senza fissa dimora.

  1. D. Ma si sta spendendo bene o male per gli interventi a favore di chi necessità di assistenza?
  2. R. Dipende da città a città. Milano è la città dove si spende in modo più oculato, e meglio. Sarebbe opportuno estendere il “modello Milano” a tutto il Paese. Inoltre, lo ribadisco, servirebbe passare dal puro assistenzialismo all’avviamento al lavoro per i senzatetto. E anche per i rifugiati: oggi la legge proibisce loro di lavorare, il che è assurdo. Ricevono soldi per le loro necessità, ma non hanno la possibilità di rendersi utili, neppure volendo, con lavori di pubblica utilità. Questa politica spinge alcuni di loro, sfaccendati e impossibilitati a integrarsi attraverso il lavoro, a occupare il tempo in modo illegale.
  3. D. Nella vostra attività di assistenza sul campo incontrate il radicalismo islamico?
  4. R. Il radicalismo islamico trova proseliti soltanto in frange molto marginali di quest’area, diciamo nell1% dei profughi di religione musulmana. La stragrande maggioranza, invece, sono persone desiderose di integrarsi. Ma se non gli diamo la possibilità di farlo, innanzitutto attraverso il lavoro, alcuni di loro, sentendosi emarginati, possono radicalizzarsi. E’ un passaggio molto delicato e sarà bene non sottovalutarlo. Noi siamo testimoni della frustrazione di persone che si sentono rifiutate, che sono lasciate a se stesse, a cui non vengono offerti corsi per imparare la lingua italiana né la possibilità di impegnarsi in lavori socialmente utili, per non parlare di un vero e proprio posto di lavoro. Dalla frustrazione è facile passare all’illegalità e ancora peggio al radicalismo religioso. Per questo sostengo che l’aiuto economico non andrebbe dato a pioggia ma come corrispettivo per l’apprendimento della lingua o, poniamo, per la tenuta di un parco pubblico.
  5. D. C’è chi ritiene ci sia troppo buonismo verso l’accoglienza agli immigrati.
  6. R. 
Se non si impone il rispetto delle regole, c’è una parte degli immigrati che le infrange. Questo induce i politici che giocano sulla paura a generalizzare: nessun immigrato rispetta le regole, sono tutti pericolosi. E gli immigrati per bene, che sono la maggioranza, si sentono colpiti da questa ostilità. In realtà le società più dinamiche sono quelle più aperte all’immigrazione, a cominciare dagli Usa, dalla Gran Bretagna e dalla Germania. Ben vengano gli immigrati, di qualunque etnia e religione, purché rispettino le regole: il fatto è che oggi non sempre vengono fatte rispettare. E si oscilla tra un eccesso di buonismo, per cui vanno sempre accolti tutti, alla xenofobia di chi aizza paure spesso ingiustificate, magari per raccogliere voti..
  7. D. Da dove partire per fare rispettare le regole?
  8. R. Innanzi tutto occorre un sistematico controllo che non avvenga propaganda estremista nelle moschee, nei luoghi di ritrovo, online, poi il rispetto dell’obbligo della parità tra uomo e donna, quello del rispetto dei gay, il divieto per le donne di girare col volto interamente coperto. Gli stessi immigrati onesti, che incontriamo ogni giorno, vorrebbero ci fosse più rigore nel fare rispettare le regole perché sono consapevoli che la tolleranza verso chi sgarra porta acqua al mulino degli xenofobi. La gente, ma pure gli immigrati e i clochard, reclamano la tolleranza zero verso chi delinque, sia italiano che straniero. C’è la percezione, a volte giustificata, che spesso in Italia la legge sia più dalla parte di chi delinque che del cittadino onesto. Questo produce ostilità nei confronti dello Stato, e consensi verso i movimenti xenofobi che si pongono come “antisistema”.
  9. D. Quali i nuovi progetti dei City Angels?
  10. R. L’apertura di una sede a Napoli, che si aggiungerà a quelle in attività in 16 città italiane e a Lugano, in Svizzera.. A Milano abbiamo anche due centri d’accoglienza: uno da 120 posti per uomini, l’altro da 10 posti per donne e minori. Tutte le sere, in tutte le città in cui siamo presenti, distribuiamo cibo, vestiti, coperte, sacchi a pelo a circa 3mila persone.

 

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